Dott. Massimo Gallucci
Dott. Massimo Gallucci
Specialista in Angiologia | Dir. 1°Liv. U.O.C. di Angiologia
Ospedale San Giovanni Addolorata - Roma
ROMA
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Che cos'è
Sintomi
Diagnosi
Come riportato in precedenza, la metà dei soggetti colpiti da una trombosi venosa profonda non manifesta alcun sintomo. Per questo motivo l'esame clinico risulta spesso poco attendibile. Nei casi sintomatici è invece presente dolore spontaneo o alla palpazione, edema dell’arto (o di entrambi, in caso di trombosi della vena cava inferiore), edema a mantellina in caso di trombosi della cava superiore, sino ai casi più clamorosi di flegmasia cerulea dolens (una trombosi venosa profonda complicata da problemi cardiocircolatori e shock).
Sono diversi gli approcci utilizzati per diagnosticare la malattia: l’ecocolordoppler, l'angio-tc, venografia (o flebografia), la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata. L'ecocolordoppler permette di evidenziare la presenza del trombo nel lume venoso, può essere eseguito in pochi minuti, anche in pazienti critici, non è invasivo, ha basso costo, altamente sensibile. Si tratta però di un esame operatore-dipendente, non adeguato nei pazienti obesi o da poco sottoposti a un intervento di chirurgia addominale.
L'angio-tc (richiede l’uso di mezzo di contrasto e radiazioni ionizzanti) permette di evidenziare la presenza del trombo nel lume venoso, consente lo studio anche del circolo polmonare per valutare l’eventuale presenza di embolia polmonare e può essere eseguito in pochi minuti.
Come si cura
Alcuni pazienti possono essere candidati a trattamenti interventistici che potrebbero determinare la risoluzione del coagulo, alleviare i sintomi della trombosi venosa profonda e ridurre il rischio di complicanze a lungo termine, come la sindrome post-trombotica. Le opzioni terapeutiche più attuali sono la trombolisi catetere-diretta oppure farmaco-meccanica. Nel primo caso, un catetere apposito viene posizionato all’interno della vena trombizzata e il farmaco trombolitico viene gradualmente rilasciato fino alla risoluzione dell’occlusione, che in genere richiede alcuni giorni. Al fine di ridurre i tempi di trattamento e la quantità di farmaco trombolitico utilizzato oggi sono disponibili diverse tecniche che determinano la frantumazione e l'aspirazione meccanica del trombo nel corso di una procedura minimamente invasiva.
Per prevenire la comparsa della sindrome post-trombotica, ai pazienti colpiti da una trombosi si consiglia di indossare le calze elastiche a compressione: per alleviare il dolore e il gonfiore nelle gambe.
Prevenzione
Se un soggetto resta seduto per lunghi periodi, come per esempio durante i voli a lunga percorrenza o i viaggi di durata superiore alle quattro ore, è fondamentale alzarsi e camminare ogni due o tre ore per muovere le gambe più possibile e si consiglia di indossare un abbigliamento comodo. Anche esercizi semplici come alzare e abbassare i talloni tenendo le dita dei piedi per terra e viceversa, o contrarre e rilassare i muscoli delle gambe potrebbero aiutare.
Se un soggetto è immobilizzato per lunghi periodi, come accade dopo un intervento chirurgico, una malattia o una lesione, è importante che riprenda a muoversi prima possibile. Altri fattori di rischio per la trombosi venosa profonda sono: il fumo di sigaretta, il consumo di alcol, la sedentarietà, alcune malattie croniche (cardiopatia, malattie polmonari, cancro, morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa), la gravidanza (fino a sei settimane dopo il parto) e l'utilizzo di farmaci a base di estrogeni (come gli anticoncezionali orali e i farmaci per ridurre i sintomi della post-menopausa).
I fattori di rischio possono coesistere e sommarsi in un medesimo individuo.
Quanto è diffusa
La trombosi è la terza più comune malattia cardiovascolare subito dopo l’ischemia miocardica e l’ictus cerebrale. L’incidenza esatta non è nota, ma è stimata in cinquantamila casi all'anno in Italia. La tromboembolia polmonare ha un'incidenza di 15-20 casi su mille ricoverati (in ambiente ospedaliero). La mortalità è del 32 % nei casi non diagnosticati e scende all’8 per cento in quei casi diagnosticati e adeguatamente trattati.
NOTA BENE: le informazioni in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico